Portare a spasso il cane non è una incombenza, ma un piacere

È triste vedere per quante persone portare a spasso il cane sia solo l’ennesima, sgradita incombenza della giornata e non un piacere. Vedo proprietari distratti che fissano perennemente il cellulare o parlano al telefono senza mai guardare il cane e vedo cani tristi, annoiati, strattonati, frustrati che tentano di incrociare lo sguardo del proprietario, invano.

E ancora, vedo cani uscire 15 minuti intorno al quartiere solo per espletare i bisogni fisiologici, spesso, anche quelli, trattenuti fino allo stremo. Vedo guinzagli così corti che raggiungere un po’ d’erba è quasi un miracolo e proprietari sempre troppo preoccupati di sporcarsi di fango le scarpe.

La scusa più ricorrente che queste persone raccontano a sé stesse e agli altri è di non avere tempo. Ma allora io mi dico, se non si ha tempo a disposizione (o voglia di ricavarlo), perché adottare un cane? Come dico sempre, non è obbligatorio. È una nostra scelta, scelta che i cani subiscono, perché loro no che non possono scegliere.

Vorrei, però, soprattutto, dire a questi proprietari che può essere più bello di così! Che la passeggiata può essere più stimolante, più divertente, più piacevole e più aggregativa. Basta mettere in tasca il telefono, spostare il proprio sguardo sul cane e, finalmente, guardarsi. Allontanarsi dal proprio quartiere e andare a fare una bella passeggiata odorosa nel verde, anche solo in un parco non troppo lontano da casa o lungo un argine o nei campi, in base a ciò che il proprio ambiente circostante offre.

Siamo noi ad avere il potere di trasformare un’attività noiosa e ripetitiva in qualcosa di vario e piacevole da condividere. Siamo noi a decidere che le scarpe sporche di fango non sono un problema, tanto si lavano. Stare insieme, in ogni relazione che possa definirsi tale, deve essere un reciproco piacere. Altrimenti, che senso ha?

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