Avere due (o più cani) è come averne uno?

Avere due (o più cani) è come averne uno? Decisamente no. Se volete prendere il secondo cane per far compagnia al primo sappiate che l’impegno per voi sarà doppio e non solo economicamente parlando (aspetto che va seriamente preso in considerazione visto che le cure ordinarie e, soprattutto, quelle straordinarie sono costose).

Infatti, prendere il secondo cane non vi esonera dal dedicare ad entrambi del tempo di qualità. Toglietevi dalla testa che se lasciati a casa o in giardino da soli se la passino tra loro. Non è così. Trascorreranno la maggior parte del tempo a dormire e ad aspettare il vostro ritorno e le vostre proposte. Se poi le razze sono differenti e, dunque, differenti le loro motivazioni, vocazioni e attitudini diventa necessario proporre loro cose diverse. Non sempre sarà possibile fare tutto tutti insieme.

Potreste ritrovarvi con un cane che adora la compagnia di altri cani e le socializzazioni e l’altro che detesta la compagnia perché gli basta (e avanza) quella del proprietario; potreste avere un cane sportivo e dinamico, sempre pronto ad accogliere ogni proposta e quello più solitario e indipendente che se gli tirate la pallina vi guarda come se foste scemi o, ancora, quello a cui basta giusto fare due passi, qualche attività a basso consumo e poi mettersi a pancia all’aria, magari sui vostri piedi.

Potrei andare avanti all’infinito con esempi di questo tipo. Questo significa che se non si vuole forzare e stressare da una parte e frustrare e deludere dall’altra, si deve proporre loro cose diverse e dividere il tempo a disposizione tra uno e l’altro. A tutto questo, si aggiunge la differente età dei cani.

Quindi, prima di cedere al desiderio di prendere il secondo (o terzo o quarto) cane, meglio riflettere bene su quanto tempo (e voglia) avete di impegnarvi fino in fondo per il loro benessere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Proudly powered by WordPress | Theme: Baskerville 2 by Anders Noren.

Up ↑